Paul Preuss. Il signore dei precipizi by David Smart

autore:David Smart [Smart, David]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio

Paul non era d’accordo e allora Piaz si precipitò fuori dal rifugio e rientrò con due vecchie pistole. Ne consegnò una a Paul e poi arretrò di dieci passi. I climber riuniti calarono in un silenzio profondo. A differenza di Martin Freud e di tanti studenti a Vienna, Paul non aveva mai preso parte a un duello. Tuttavia, prese una pistola con una mano, si mise l’altra dietro la schiena, e poi puntò l’arma contro il petto di Piaz.

«Se osi contraddirmi ancora, spara!» esplose il fassano.

Schmidkunz che sapeva dell’articolo cui Paul stava lavorando e in cui si sarebbe presentato come l’avversario di Tita Piaz, agguantò la macchina fotografica. La foto, che mostra i due uomini che si puntano le pistole l’uno contro l’altro, fu il secondo scatto di Paul di quell’estate che avrebbe potuto essere l’ultimo che lo ritraesse ancora in vita. Il placido pastore bernese di Piaz, Satana, se ne stava accoccolato in un angolo, indifferente alle buffonate del padrone. La tensione si ruppe con l’esplosione di un turacciolo da una bottiglia di vino. I duellisti si dichiararono soddisfatti, si abbracciarono e tornarono ai loro bicchieri, sebbene quella stessa sera venne abbordato un nuovo tema di discussione sull’uso dei chiodi e della corda.19

A dispetto delle loro differenze di classe sociale, d’età e di formazione scolastica, c’era un legame naturale tra Tita e Paul. Piaz sentiva un misto di apprezzamento per l’abilità di Preuss, di timore per la vita del ragazzo, e di preoccupazione per la sua arroganza. Persino quella prima sera, Tita sospettò che dietro le schive affermazioni di Paul si celasse un’ambizione pericolosa.

Il Totenkirchl e il Campanile Basso, scalati in solitaria uno dietro l’altro, avevano dimostrato che le priorità di Paul differivano da quelle di tutti gli altri climber. Il suo credo presto sarebbe stato messo in discussione in tutta Europa. Per il momento, tutti quelli che conoscevano le sue scalate concordavano sul fatto che lui fosse la prima persona a vivere un ideale che faceva passare l’utilizzo della corda e dei chiodi come una cosa da quattro soldi, persino quando il loro uso era questione di vita o di morte. Piaz, uomo di mondo, capì al volo che l’arrampicata di Preuss era nobile e autentica ma capì anche che il suo progetto di convertire i climber al suo punto di vista poteva finire male.

Quell’estate, l’etica di Paul s’indurì. Voleva eliminare l’uso dei chiodi e la tensione della corda non solo perché riteneva fosse meglio scalare senza ma perché questi elementi erano sostanzialmente alieni all’alpinismo. S’innervosiva quando si legava ai chiodi già pronti sulla parete per la protezione sul camino Rizzi sulla Torre Innenkofler anche se la profonda fessura era notoriamente bagnata, difficile e muschiosa a tratti. Quel gesto, secondo lui, aveva trasformato il suo tentativo sul camino Rizzi in una non-arrampicata.

Agli inizi di settembre, Paul era andato a trovare la sua famiglia all’Altaussee prima di rientrare a Monaco. Come sempre, sperava di fare ancora qualche scalata, così quando Mina gli chiese di accompagnarla sulla Trisselwand insieme alla sua amica Grete Loew e alla sua guida, Hans Hüdl, Paul acconsentì prontamente.

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